120722 / Anima
@ Lago Film Fest [Open Space]
> 22.07.2012 – 23:00 // Revine Lago (TV)
[light from color, felt-tip pen, paper, Pd, slide.. sound from drum computer, radio, modular synthesizer, wunderkammer]
« MIRABILIA, OVVERO COSE CHE SUSCITANO MIRABILIA. Scopo del progetto è quello di permettere ad ogni partecipante di dar vita alle proprie mirabilie, facendosi così contenitore, promotore e amplificatore di sentimenti dimenticati. Attraverso l’acustica e la forma di ciò che ci proporranno svilupperemo in live un dispositivo che permetta all’individuo di compartire collettivamente la sua esperienza emozionale. E non c’è occasione migliore che in una festa! Dove se non in uno spazio di condivisione, l’umano può manifestarsi e riscoprirsi? Lago sarà la scenografia su cui poter animare ogni personale mirabilia e trasformare il suo portatore in ‘suscitatore’ di meraviglie. »
/ LAGO – INTERVISTA:
LAGO: Denso e Gisto sono due progetti indipendenti. Raccontateci un po’ da che esperienze venite e perché avete deciso di collaborare?
AFD: Denso non è un progetto, non è un’associazione, perché non é circoscrivibile all’interno di nessuna struttura logica e gerarchica. E’ nato spontaneamente a cavallo dell’anno 2000 da persone che a loro volta rifiutavano questo stato delle cose – umani e indomabili – ognuno con il suo saper-fare. L’abbiamo definito “movimento” perché di fatto ci siamo incontrati e continuiamo a incontrarci così, in movimento. E’ vero che ci sono stati dei “fondatori”, ma è anche vero che non essendoci delle regole, si accoglie e ci si accoglie a vicenda lungo il percorso. L’unico denominatore comune è ciò che abbiamo scelto di scrivere nel Manifesto, una sorta di mandato sociale, non una regola rivolta all’individuo.
…penso – come in altri casi – che una collaborazione nasca dall’esigenza di conoscersi e solo attraverso un’esperienza diretta si possa realmente mettersi in gioco sia da individui, sia da professionisti.
GOGA: Gisto è un’officina, in cui ci si sporca le mani di ferro, luce e gessetti. Un’Officina Illuminata in cui giocando, si sperimenta e ci si trasforma – come la materia – in officianti. Tutto è in movimento, creazione.
La mia ricerca grafica nasce proprio da Gisto, si sposta dall’incisione all’evidenziatore, dal disegno all’animazione, fino al live painting e al mapping… Ma le mie brevi storie non avevano suoni, erano mute e questa unione ha permesso ai miei personaggi di esprimersi anche acusticamente.
LAGO: Che rapporto avete con la tecnologia? Ha sempre fatto parte del vostro lavoro o in passato avete preferito altri media?
AFD: Io personalmente preferisco la sola tecno senza alcuna logìa, ma indubbiamente è una condizione determinata dalla mia storia sia personale che professionale: lavorando nell’ambito della salute mentale attraverso una musicoterapia basata sull’improvvisazione ho sempre declassato il ragionamento a favore della pura spontaneità. Ma se penso al mezzo che ha contribuito di più alla mia espressione, devo ammettere di esser fermo agli anni ’80. Anche negli ambiti in cui si richiede un rapporto cosiddetto interattivo – e/o automatizzato – non si va oltre a quella data: gli stessi software che uso – quando gli uso – o le stesse vie di interazione tra vecchi e nuovi media sono sempre limitati a ciò che quel periodo ha sviluppato. D’altronde, la qualità non va di certo di pari passo con i nuovi media!
GOGA: Per me la tecnologia è un mezzo, io come “illustratrice” amo tutto quello che è materia, colore… ruvido. Amo la tecnologia fino a che rimane nascosta e mi permette di dare magia e movimento.
LAGO: Il vostro lavoro punta al coinvolgimento delle persone. Che strategie avete pensato per la riuscita del progetto? La vostra, di raccogliere le piccole wunderkammer di ognuno, è un operazione molto intima. Come pensate di gestire questa dimensione così privata?
VAV: Si, così può sembrare, ma è anche vero che Lago offre già di suo una dimensione molto intima. …non è tanto un’operazione di raccolta, ma di apertura. Come un borgo che offre uno spazio comune – mantenendo comunque la sua dimensione privata -, puntiamo a mantenere questo equilibrio, senza obbligo d’esposizione… Se una persona sente di voler condividere collettivamente una propria riscoperta, noi saremo semplicemente dei facilitatori. Potrà mostrarla permettendone una trasposizione grafica – fantastica – , o esprimerla attraverso la sua voce o l’acustica dell’oggetto stesso. Non ci sono delle regole precise, si tratta solo di lasciarsi andare nel processo, nell’apertura del Sé, con mirabilia. …ed ecco perché l’approccio che ci sembra più idoneo è quello della festa, della liberazione e compartecipazione delle emozioni. Una festa non è una performance, è uno spazio-tempo in cui tutti sono sia festeggiati che festeggiatori.